FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) affianca la battaglia

Firmo quindi sono! Non può mai essere tempo di diritti umani negati

Anche la Federazione FISH affianca oggi l’Associazione UILDM e le altre organizzazioni che sostengono ormai da anni la campagna lanciata da Simone Parma nel 2014, e proseguita dalla madre Grazia Zavatta, dopo la scomparsa del figlio, all’insegna dello slogan e del logo “Firmo quindi sono!”, ovvero per garantire ad ogni persona con disabilità incapace di usare gli arti superiori di sottoscrivere ogni documento in piena autonomia. Perché pur in tempi tanto difficili come quelli presenti, non può mai essere il tempo di negare un diritto umano

Logo della campagna "Firmo, quindi sono"

Il logo della campagna “Firmo, quindi sono”. creato nel 2014 da Simone Parma

Ci eravamo occupati nell’estate del 2018 di Simone Parma, classe 1978, scomparso nel novembre del 2015, a causa delle conseguenze della distrofia muscolare di Duchenne. Nel 2014, dovendo rinnovare la propria carta d’identità, Simone si era presentato all’Ufficio Anagrafe di Rimini, ma l’impiegata – pur riconoscendo la sua totale capacità di intendere e volere – si era sentita in dovere di rinnovargli il documento specificando la sua impossibilità a firmare. Una soluzione, questa, segnatamente foriera di vari problemi burocratici, di una limitazione della libertà personale e anche un di aggravio di costi per esercitare i propri diritti.
«Ritengo che lo Stato – aveva scritto Simone nella sua pagina Facebook -, attraverso gli strumenti tecnologici moderni, debba fornirmi i mezzi per firmare, adeguati alla situazione mia e di migliaia di disabili in Italia e non costringermi a delegare un mio diritto». Era iniziata così la sua battaglia volta a semplificare la vita a chi è impossibilitato a firmare, con la coniazione di uno slogan (Firmo quindi sono), la realizzazione di un logo, che qui a fianco riprendiamo e l’avvio di una specifica pagina Facebook.

A continuare quella sua battaglia per tutti gli anni successivi alla sua morte è stata la madre Grazia Zavatta, che spiega innanzitutto il significato profondo di quel logo voluto dal figlio. «È un logo che vuole essere il simbolo della libertà desiderata, evidenziando l’opinione della società verso le persone che non riescono a firmare con l’ausilio delle proprie mani (la penna spezzata), ma sono perfettamente in grado di intendere e volere. A tali persone, infatti, non viene riconosciuto il sacrosanto diritto di decidere autonomamente, privandoli della loro dignità. In tal senso, il pollice e l’indice uniti racchiudono due possibili sostituti all’uso della mano: il puntatore ottico (l’occhio) e l’impronta digitale».
Simone Parma, infatti, aveva anche proposto tre soluzioni concrete per risolvere il problema, vale a dire appunto l’impronta digitale, la firma elettronica da realizzare con l’utilizzo di sistemi informatici e il timbro o sigillo. Tutte soluzioni che avrebbero permesso a lui e a molti altri di formalizzare la sua volontà, senza dover essere costretti a delegare un soggetto terzo all’espletamento delle azioni burocratiche.

Nel corso di questi anni la campagna Firmo quindi sono ha ottenuto numerose adesioni, da parte soprattutto di organizzazioni come la UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare) e l’Associazione Luca Coscioni, ma anche di singoli esponenti politici, arrivando in Parlamento nel 2016 e rendendosi visibile anche con partecipazioni a programmi televisivi.
Un primo risultato tangibile è arrivato nel 2017, quando l’AgID (Agenzia per l’Italia Digitale) ha approvato la Circolare n. 3 del 7 luglio (Raccomandazioni e precisazioni sull’accessibilità digitale dei servizi pubblici erogati a sportello dalla Pubblica Amministrazione, in sintonia con i requisiti dei servizi online e dei servizi interni), seguita da un’Informativa del 12 dicembre 2017, in cui l’allora direttore dell’Agenzia, Antonio Samaritani specificò che «la Circolare ha valore giuridico e che le Pubbliche Amministrazioni sono chiamate alla rimozione degli ostacoli che si frappongono alla realizzazione dell’amministrazione digitale e alla piena ed effettiva attuazione del diritto all’uso delle tecnologie ICT (Information and Communication Technologies)».
E tuttavia, nonostante quelle Raccomandazioni dell’AgID e nonostante i tanti incontri con Parlamentari ed esponenti delle Istituzioni locali, la sostanza del problema è rimasta invariata: solo il Parlamento potrebbe agire per cambiare un meccanismo come quello denunciato da Simone Parma.

Lo scorso anno Grazia Zavatta aveva fatto consegnare una lettera anche al Presidente della Repubblica Mattarella, in occasione di una sua visita a Rimini, un messaggio (disponibile a questo link) nel quale ricapitolava tutte le azioni promosse sin dal 2014. «Da allora, però, si sono susseguite solo delusioni – racconta – per promesse non mantenute e speranze finora rimaste tali, sul coinvolgimento di altre figure istituzionali. I vari cambi di Governo, inoltre, hanno creato ulteriore confusione, fino ad arrivare alla pandemia da coronavirus che ha sostanzialmente bloccato ogni iniziativa utile a sostenere questo diritto negato».

Non solo: come sottolinea infatti Marco Rasconi, presidente nazionale della UILDM, una delle prime Associazioni che, come detto, hanno sostenuto la battaglia di Simone e Grazia, «in Parlamento si sta ora discutendo una proposta di modifica dell’articolo 4 del DPR 445/00 (Disposizioni legislative in materia di documentazione amministrativa), prevedendo che “le persone con disabilità capaci di intendere e di volere, in caso di difficoltà nell’esprimersi o di compiere l’atto di sottoscrizione possono […] manifestarla senza oneri anche ad un notaio”». «Purtroppo – commenta Rasconi – ci troviamo di fronte all’ennesima complicazione burocratica a cui fare fronte».

«Simone – sottolinea la madre – ha lottato con tutte le sue forze per la vita che tanto amava e per il riconoscimento dei diritti delle persone con disabilità. Proprio dopodomani, 4 novembre, ricorre il quinto anniversario della sua scomparsa e tuttora il vuoto da lui lasciato resta incolmabile. Concretizzare con una legge la campagna da lui lanciata sei anni fa è doveroso verso tutte le persone che si trovano oggi e che purtroppo si troveranno in futuro nella difficoltà di firmare. C’è un marchio di stigma che è assolutamente necessario abolire e si sintetizza in una sola parola: impossibilitato!».

Pertanto, la battaglia di Simone continua e oggi al fianco di essa vi è anche la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), come ha dichiarato il presidente della stessa Vincenzo Falabella, rispondendo affermativamente ad un appello in tal senso lanciatogli dal Presidente della UILDM. È un fronte di pressione che va via via allargandosi in modo imponente e pur in tempi tanto difficili come quelli presenti, non può mai essere il tempo di negare un diritto umano, come quello di poter sottoscrivere un documento in modo autonomo.
Anche «Superando.it», naturalmente, sostiene Firmo, quindi sono! (S.B.)